su Pagine di dicembre 2012
Su
quel ramo dell’Arno che volge a
Mezzogiorno, in una povera città – secondo Marchionne
– chiamata Firenze, viveva un tal Matteo “o, come dicevan tutti”, Renzi,
che sognava di cambiare la politica come gli stilnovisti avevano rivoluzionato
la poesia. Infatti, come i poeti del Duecento, anche l’esponente del Pd parla
in maniera “nova” e crede che la nobiltà (cioè la politica) non appartenga più
alla “schiatta” – ovvero alla classe sociale – ma all’animo e che la donna non
sia di carne ed ossa (come alcune Ministre di un recente passato) ma puro
spirito d’angelica forma.
Il
nuovo libro del Sindaco di Firenze, “Stilnovo -
La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter”, è un
confronto tra la politica di oggi e quella di ieri attraverso la celebrazione
della storia della sua città, nella convinzione che “historia magistra vitae” (la storia è maestra di vita), come
ripeteva il suo conterraneo Machiavelli,
formatosi sulle “Storie” di Tito Livio. Come lo statista
cinquecentesco, anche il Gonfaloniere odierno con questo libro veste i suoi
panni migliori nel conversare metaforicamente con gli antichi suoi
concittadini.
Nonostante
Renzi abbia intitolato Stilnovo la
sua quarta fatica letteraria egli stesso sembra incarnare il Tramaglino
manzoniano: per la lingua usata (fiorentino d’uso), per l’irruenza di Renzo
nell’assalto ai forni milanesi (fuor di metafora, al partito in cui è nato) e
perché vorrebbe combattere quelle ingiustizie e quelle inefficienze che nella
storia ci sono sempre state. Ma c’è una bella differenza tra il romanzo e la
realtà renziana: nel secondo caso, infatti, i guai arrivano quando… te li vai a
cercare a colpi di Big Bang e rottamazioni. Per questo don Rodrigo-D’Alema – simili anche per il baffetto – e i suoi Bravi avrebbero
voluto far fuori il giovincello con la faccia da boy scout.
Ma
allora perché un libro di politica che parla di bellezza? Perché Dostoevskij scrisse proprio a Firenze
la famosa frase “la bellezza salverà il
mondo” e Renzi è convinto che il bello abbia una rilevanza etica e sociale (come
tanta filosofia da Platone ad Hegel insegna) e che, citando Pasolini, rompa “il finito limite” per
riempire “i nostri occhi di infinito desiderio”. Ed è proprio il desiderio, la
volontà di fare e di essere, che ha permesso a fiorentini come Vespucci, nato sull’Arno, di navigare
l’Atlantico fino all’America. Tra tutti i personaggi citati nel libro, protagonisti
indiscussi della storia di Firenze sono sicuramente i Medici di cui sente diretto discendente (come Augusto lo era di Enea…molto
alla lontana in realtà!) e sostiene che la qualità di governanti si misurava dalla
cultura dei loro sudditi. Non mancano uno spazio dedicato alle donne fiorentine
da Matilde di Canossa a Oriana Fallaci; qui avrebbe forse
voluto citare anche sua moglie, insegnante di lettere, che probabilmente lo ha
aiutato a ricostruire il programma scolastico di storia presente nel libro.
Anche se, come dice l’autore, la storia è solo di contorno al messaggio da
trasmettere ai lettori: “non è che vi
dovete preparare a un esame universitario: state assaggiando una città”. E,
a tal proposito, non manca neanche la gastronomia toscana: la bistecca
fiorentina (descritta come piatto veloce per i priori che erano oberati di
impegni) e la ribollita (esaltata per evidenziare la cultura del riciclo del
cibo dato che a Firenze “non si butta via
nulla”). Per questo il libro è
anche un invito a ridare alla
città ciò che lei ha dato a te, cittadino, quando ti ha accolto, cresciuto e
richiamato “alla tua identità, alla tua
vocazione, al tuo talento”.
Parole
davvero profonde unite a un humour toscano hanno fatto raccapricciare
giornalisti come lo stesso Claudio
Giunta che ha letteralmente fatto a pezzi Stilnovo, tacciandolo di patetismo e saccenteria. In fondo è
proprio per quest’ultima (unitamente alla sua giovane età) che Renzi si è
attirato le antipatie di molti e l’irrisione di comici come Crozza che lo ritraggono come un
bambino che nomina Ministro l’orso Teddy. In realtà colpisce molto di più la sincerità
disarmante di certe affermazioni del Sindaco, l’autocritica che fa prima a se
stesso e poi al suo partito. A quest’ultimo sono dedicate le frasi più
taglienti come quella sui dirigenti paragonati a ragazze pon- pon che gridano “datemi una P, datemi D, datemi S” per
raccontare come si è passati da Pds
a Ds a Pd, con il rischio di finire in Ps (dove al posto di partito socialista preferisce sciogliere la
sigla in “post scriptum”). Non ultima
la lite sulle liste di (pro)iscrizione alle primarie del Pd a causa delle quali
è dovuto ricorrere al garante per la privacy per fare in modo che non si
sapessero i nomi di quei moderati (magari ex elettori del centro-Destra) che hanno votato per lui. Sono proprio questi coloro
i quali lo paragonano allo stesso Berlusconi
per la cura dell’immagine e del linguaggio, ma anche per alcune sue idee non
proprio di sinistra.
Cosa crede di
fare (Il programma)
Attraverso
la storia della città, Renzi fa trasparire il suo programma politico,
riconducibile alla frase del ciclista Bartali
“Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da
rifare” o a quella dei futuristi “C’è bisogno di distruggere”, non solo di costruire. Ma la rottamazione avrà davvero successo solo
se chi rottama non farà “rimpiangere i
rottamati”. Per Renzi la prima cosa da fare è abbattere i costi della
politica attraverso il dimezzamento del numero
dei parlamentari, lo scioglimento del Senato,
la chiusura del Cnel, l’abolizione
del finanziamento pubblico ai partiti e dei rimborsi elettorali (tutti provvedimenti che strizzano l’occhio a Grillo); a queste si aggiungano la depoliticizzazione
della Rai (nel libro elogia il servizio pubblico svolto da La7 sulla tragedia toscana del Giglio) ed eliminazione delle camere di commercio.
Solo
dopo una pars destruens, possono
sorgere delle proposte costruttive. Innanzitutto, secondo Renzi, occorrerebbe
un sostegno creditizio alla piccola e media impresa, la diminuzione
delle tasse per il lavoro dipendente con aumento di 100 euro in busta paga, l’aumento del numero degli asili nido anche per incentivare
l'occupazione femminile; l'introduzione di una serie di riforme volte ad
attirare in Italia investimenti esteri; una battaglia sulla legalità (e qui bacchetta certo
buonismo di sinistra), la lotta alla corruzione
e alla grande evasione fiscale.
Altri
punti del suo programma sono: far emergere quella Big society che in Italia esiste già attraverso l’istituzione del Servizio civile obbligatorio (al posto della naja, abolita anni
orsono) su suggerimento del giornale “Vita
- non profit”, testata che si occupa di terzo settore, anche perché l’originale senso della missione del sindacato è ormai annacquato; ricostituire luoghi di aggregazione sociale (togliendo Bingo e Videopoker); l’apertura
di musei e biblioteche fino a
mezzanotte. Nel campo culturale ha lanciato l’idea di un concorso per finire la
facciata della chiesa di S.Lorenzo
secondo il progetto di Michelangelo
o bandendo una gara tra “gli architetti
contemporanei più tosti”. A tal proposito ha tuonato sul consumo del suolo (e Celentano sul Corriere ha dato plauso alla sua iniziativa, vedi “Cosa ha fatto”) per
spingere a favore delle ristrutturazioni delle case del centro storico più che
sulla creazione di nuove periferie. Per quanto riguarda lo smaltimento dei
rifiuti propone, accanto a un forte sistema di prelievo differenziato dei materiali
riciclabili, l'uso dei termovalorizzatori.
Ma per fare
tutto ciò bisogna ripartire dall’educazione, dalla scuola e dall’università (e
qui inserisce una frecciatina ai baroni
universitari e ai tecnici: “dov’erano
quando si è combinato tutto il pasticcio in cui ci troviamo?”).
Sdrammatizza poi sulla fuga di cervelli
sostenendo che bisognerebbe meravigliarsi del contrario, cioè del fatto che non
venga nessuno dall’estero o che chi parte non faccia più ritorno.
Cosa ha già fatto
Da
Presidente della Provincia di Firenze ha ridotto le tasse, i costi dell’Ente e al tempo stesso ha accresciuto
l’impegno della Provincia nel settore culturale e ambientale. Tuttavia è stato
indagato dalla magistratura per i costi di alcune assunzioni.
Come Sindaco
di Firenze ha dato il via ad una operazione
trasparenza pubblicando redditi e proprietà personali sul sito del comune;
ha pedonalizzato le zone più
importanti del centro; ha fatto un piano strutturale a Volumi Zero, spingendo per circolazione auto elettriche; ha dato via libera al funzionamento della Tramvia. Infine sostiene una campagna
contro le morti su strada dovute a
incidenti, tramite un inasprimento delle pene e il nuovo reato di
"omicidio stradale".
Il 6 dicembre
2010 si è recato a pranzo
ad Arcore per parlare di Firenze con
l’allora premier Silvio Berlusconi (cosa
che gli è costata numerose critiche interne al partito).
Nell'ottobre
2011, dopo la prima manifestazione alla Stazione
Leopolda I, ha creato una "tre
giorni" di proposte chiamata "Big
Bang", a cui hanno partecipato professori, scrittori (come Alessandro Baricco o Edoardo Nesi),
studenti, economisti (Luigi Zingales),
imprenditori (Martina Mondadori), personaggi dello spettacolo (Fausto Brizzi,
Pif e Giorgio Gori,
ex dirigente Fininvest
e già direttore di Canale 5), politici come Sergio Chiamparino, Arturo Parisi,
Ermete
Realacci, Pietro Ichino.
Ha affermato
che se fosse stato un operaio della Fiat
di Pomigliano d'Arco avrebbe votato a favore
del referendum proposto da Sergio
Marchionne, tuttavia rimane profondamente deluso dalle scelte
effettuate dell’A.d. dopo il referendum.
Nel giugno 2012 ha organizzato la
seconda edizione del Big Bang, denominata Italia Obiettivo Comune, al
Palacongressi di Firenze.
In questi
anni ha scritto per Giunti: Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro. La
politica spiegata a mio fratello, con Lapo Pistelli
e interventi di Romano Prodi,
Luciano
Violante, Carlo Conti, 1999; Tra De Gasperi e gli
U2. I trentenni e il futuro, 2006; A viso aperto, 2008; “La mi’
Firenze”. 1949-2009. Confartigianato racconta la città, con Giancarlo Antognoni, Ettore
Bernabei, Cesara Buonamici, Franco
Cardini e Irene Grandi, 2010. Per Rizzoli: Fuori!,
Milano, 2011.
Chi è (La Biografia)
– Chi si crede di essere (LoRenzi il Magnifico)
Parlando
di Pinocchio, nel suo libro Renzi
afferma: “C’è chi dice che ci voleva il
cuore di un fiorentino (Collodi) a
far muovere un pezzo di legno. Secondo me solo un fiorentino poteva dire
tutte quelle bugie”.
|
Fiorentino
di 37 anni, sposato con Agnese, un'insegnante di liceo, ha tre figli. Originario di Rignano sull'Arno, figlio di un consigliere comunale della D.C., ha frequentato il Liceo Ginnasio Dante e l'Università di Firenze,
dove si è laureato in Giurisprudenza,
con una tesi su Giorgio La
Pira. Cresce agli scout
dove ha diretto la rivista nazionale Camminiamo
insieme. Come il fondatore, Baden Powell,
vorrebbe “lasciare il mondo un po’ migliore
di come lo abbiamo trovato”. A diciannove anni ha partecipato come
concorrente a La ruota della fortuna, vincendo
48 milioni di lire. Ha lavorato nell’azienda di famiglia, società di servizi di
marketing addetta alla vendita del quotidiano La Nazione.
Nel 1996 ha contribuito alla
nascita dei Comitati
Prodi e si è iscritto al Partito Popolare Italiano,
di cui è diventato, nel 1999,
segretario provinciale. Nel 2001 è stato coordinatore de La Margherita fiorentina e, nel 2003, segretario
provinciale. Dal 2004 al 2009 è stato presidente
della Provincia di Firenze. Il 29 settembre
2008 si è candidato alle elezioni primarie del Partito Democratico per la candidatura a sindaco
di Firenze
(finanziate da Lusi, secondo il
giornale Libero) e le ha vinte a
sorpresa (aiutato anche dal voto dei sedicenni), con il 40,52% dei voti, il 15 febbraio
2009. È diventato Sindaco di Firenze battendo Giovanni
Galli (Pdl) e senza richiedere l’appoggio della Sinistra estrema. Il
13 settembre 2012 si è candidato alle primarie
per la scelta del candidato premier del centrosinistra alle elezioni
politiche del 2013.