Recensione del libro “La quarta Cantica “ di Patrizia Tamarozzi (in arte, Tamà)
di Olga Sanese
E’ possibile studiare e amare Dante a tal punto da sognare scene della Vita nova e da immedesimarsi con Beatrice? Questo è proprio quello che accade all’omonima protagonista de “La quarta Cantica”, un thriller italiano (edito da Mondadori) scritto da Patrizia Tamà, una Dan Brown al femminile.
Una ricercatrice universitaria inglese (proprio come il Professor Robert Langdon de “Il Codice da Vinci”), dopo aver perso la memoria, viene ritrovata a chiedere l’elemosina presso la stazione di Firenze in compagnia di uno strano indiano. Una volta soccorsa non ricorda nulla di sé, tranne che ha delle visioni in cui sogna Dante e vede cose che non sono scritte nemmeno nei suoi libri, come per esempio incontri segreti tra lui e Beatrice. Ad aiutare la ricercatrice a ritrovare la sua identità e a capire cosa ci fa a Firenze c’è l’affascinante medico sotto il quale è in cura. Costui l’aiuterà anche nelle ricerche dantesche sulla quarta cantica, la parte della Divina Commedia che Dante scrisse dopo il Paradiso.
Tra i frequenti colpi di scena e bozzetti di vita quotidiana (come può essere il litigio tra il medico e la sua ex moglie, gelosa della ricercatrice, o la loro figlia che marina la scuola per fare ricerche su Dante) è il contenuto segreto di questo scritto sconosciuto ad accendere curiosità nuove in un lettore assopito dalla conoscenza scolastica della Divina Commedia. L’idea del libro, infatti, è risvegliare lo studio sulle opere del Divin Poeta, senza dare nulla per scontato. Anche in questo proposito la Tamà è “figlia” di Dan Brown: riprendere opere artistiche note per riaprire dibattiti chiusi da tempo, come fa l’autore americano per l’ Ultima Cena di Leonardo da Vinci nel quale ci fa scoprire simboli fino a quel momento ignoti, è un ottimo espediente per l’ambientazione di un thriller storico. Ovviamente tocca poi al lettore distinguere la verità dalla finzione.
Come ne Il Codice da Vinci viene dato largo spazio ai templari, anche nel libro della Tamà, non possono mancare sette esoteriche come quelle dei Rosacroce e dei Dervici turchi che vengono ricollegate al Dante alchimista, quello che - a tutti è noto - era iscritto all’Arte degli speziali, una sorta di sindacato dell’epoca che riuniva coloro che facevano lo stesso mestiere. Secondo la Dan Brown italiana, dunque, è lo stesso Dante a fare una sorta di mappa del tesoro che rivelasse dove era nascosta la quarta cantica, per comprendere la quale bisognava aspettare che i tempi fossero maturi. Così l’Alighieri divise la mappa e diede i frammenti a tre persone diverse. Guarda caso l’erede di una di queste è proprio la nonna della nostra ricercatrice che viene descritta in uno squarcio storico che la Tamà apre sulla Seconda guerra mondiale. Il libro è, dunque, una corsa ad ostacoli contro i detrattori della mappa conservata dalla ricercatrice; al centro della narrazione c’è una lotta contro il tempo per trovare l’ultima parte della Divina Commedia e conoscerne il contenuto. La quarta cantica racconta, infatti, di un regno perfetto, quello dell’uomo (il veltro è identificato dall’autrice con Dante) che ritorna sulla terra dopo aver visto inferno, purgatorio e paradiso, e trova Chiesa e Stato finalmente in pace fra loro.
Ma La quarta Cantica è soltanto una delle tante iniziative che ci ricordano la vita e le opere del Divin poeta; un altro testo recente è “Dante per l’azienda – Come uscire dalla selva oscura della crisi economica” oppure quello sulla Beatificazione di Dante. Si ricordino anche i commenti di Benigni, volti ad attualizzare la Commedia come pure l’ ”Associazione cento canti” che invita i suoi iscritti a memorizzare le terzine dantesche per non disperdere questo grandissimo patrimonio culturale. Non ultima la Nannini che nella nuova canzone echeggia versi stilnovisti come “Amor che nulla hai dato al mondo”. Ciò dimostra che Dante con le sue opere ha abbracciato tutta l’esistenza, umana e divina, ed è per questo che continua ad essere immortale.
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