di Olga Sanese pubblicato su l'Ottimista di settembre 2011
“Il bambino di Noè” di Eric-Emmanuel Schmitt non è la solita storia di un ebreo salvato dallo Schindler di turno, ma è un racconto originalissimo di una fede che evolve e cambia. Un bambino di nome Joseph si converte al cristianesimo grazie all’aiuto del suo benefattore, un prete che mette su un orfanotrofio, rifugio di piccoli ebrei che hanno perso i loro genitori prima e durante le persecuzioni naziste. Padre Pons è come un novello Noè che raccoglie gli orfani ebrei nella sua “arca” per salvarli dal “diluvio” della Shoa; questa è la sua “collezione” per fare in modo che non si perda nemmeno una “specie” vivente.
Per passare il tempo fino alla liberazione senza perdere mai la speranza il prete cattolico propone al bimbo uno scambio culturale: egli insegnerà cos’è la Chiesa e chi è Gesù al piccolo, mentre quest’ultimo sarà chiamato a raccontare dei patriarchi e dell’Antico Testamento. Forse la scena più bella è proprio la descrizione della chiesa da parte del bambino che ci si trova per la prima volta e che passa da nascondiglio a luogo di culto, quasi come i primi cristiani delle catacombe: “Ma dove si sarebbe seduto Dio?..In un attimo capii tutto: Dio era là…era lui l’aria che vibrava, era lui l’aria che cantava..era lui che si stemperava nei colori delle vetrate…Avevo il cuore pieno…Respiravo Dio a pieni polmoni”.
Ed è proprio la conversione il momento apicale di tutto il racconto. Quando finisce la guerra e lui si sente più cristiano che ebreo si scontra inevitabilmente con la sua fede precedente e con chi la rappresenta: i genitori ritrovati, in primo luogo. Dopo che la paura era passata e tutto poteva tornare come prima, il bimbo rifugge le sue origini e le sue radici, anche per gratitudine verso Padre Pons. Ma quest’ultimo lo “costringe” a rimanere ebreo per non venir meno al legame familiare che la guerra aveva tentato di lacerare.
Così, d’un tratto, ce lo ritroviamo grande quel bambino salvato da Noè. Dalle leggi di Norimberga si passa alla guerra ancora attuale di israeliani contro palestinesi dove Joseph lotta per la pace dei due popoli.
“Il bambino di Noè” di Eric-Emmanuel Schmitt è un libro autobiografico che interroga anche i cristiani di oggi, sul ruolo da loro giocato nella seconda guerra mondiale e in particolare nel loro rapporto con i fratelli maggiori, da Pio XII a Giovanni Paolo II.
Un libricino che si legge in un soffio, ma che si fatica a dimenticare tanto restano impresse nella mente quelle immagini, scolpite quelle frasi, incamerate quelle riflessioni fatte da un bambino che è simbolo del cammino spirituale di ognuno di noi.
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