venerdì 9 dicembre 2011

“Cose che nessuno …” ha chiesto a D'Avenia

di Olga Sanese pubblicato su "Il quotidiano del Molise"



Come aveva promesso agli assidui lettori del suo blog, il prof. 2.0 Alessandro D’Avenia ha pubblicato il suo secondo romanzo. S’intitola “Cose che nessuno sa”, è edito da Mondatori e racconta la storia di un’adolescente, un Odisseo al femminile, che va alla ricerca del padre perduto. Tuttavia il giovane D’Avenia, professore, scrittore e giornalista per Avvenire e La Stampa, deve fare i conti con quei critici che non hanno digerito il suo successo e che gli pongono alcune obiezioni. Per questo l’autore ha scelto di chiarire le ragioni della sua fortuna attraverso questa intervista:

Sia nel primo romanzo (“Bianca come come il latte, rossa come il sangue”)che nel secondo  compare la figura del Professore, per nulla svilita come è spesso nella realtà, ma capace di essere un maestro di vita che apre gli occhi agli adolescenti e illumina la loro strada...non credi di dare un'immagine troppo idealizzata e lontana dalla quotidianità?

Nel secondo romanzo il professore è pieno di buchi e fragilità, e si nasconde dietro i libri. In realtà deve ancora imparare a vivere, a rischiare, ad amare veramente; mentre nel primo romanzo era una specie di Keating de L'Attimo fuggente: ha il compito di illuminare la scena e la vita priva di orizzonte del protagonista. D’altronde la letteratura si occupa delle cose come potrebbero essere, non di come sono: non è sociologia, ma nostalgia di un paradiso perduto, da riconquistare. Ho conosciuto professori come quelli che racconto: dunque esistono.

Alcuni credono che tu sappia parlare solo di adolescenti, puoi fare un esempio per dimostrare il contrario?

Basta leggere il secondo romanzo: personaggi di tutte le età, da un bambino di 5 anni alla nonna di 80.

La mia professione mi porta a conoscere questo pezzo di mondo in profondità per cui cerco di parlare di quello che conosco meglio: è la mia finestra sulla realtà. Inoltre l'adolescenza oggi non è la stessa di 20 anni fa. C'è sempre qualcosa di nuovo da interpretare, amare, scoprire.

Nel tuo terzo romanzo il tuo alter ego sarà sempre un Professore o c'è un
Alessandro nascosto che vorrebbe indossare un altro ruolo?

Cose che nessuno sa... Vedremo, sto facendo un percorso. Il primo pubblico per cui scrivo sono io. Mi lascio guidare dalla scrittura, dai personaggi che mi bussano al cuore e con i quali voglio entrare in dialogo. Senz'altro nei miei progetti ci sono personaggi molto diversi da me.

Veniamo al romanzo. un grande classico come l'Odissea alla base della storia raccontata.
Credi che per far amare i classici bisogna rimodernizzarli come fa Baricco o c'è un modo nuovo di interpretarli per come sono nati?

Credo che bisogna rispettarli per quello che sono e metterli in dialogo con il presente. Più che rimodernizzarli a me piace siano loro a modernizzare noi. Non siamo noi che leggiamo Dante, è lui che legge noi. Ci dà lui le parole per possederci, per dirci, per conoscerci. Si tratta di scovare quei tratti profondamente umani e universali che la grande letteratura ha, altrimenti non sarebbero e non diventerebbero dei classici. Chiaramente per avvicinare alla lettura i classici è necessario renderli più permeabili ai sensi dei contemporanei: ben vengano le operazioni che avvicinano senza semplificare. In questo il Baricco di Totem ha molto da dare agli insegnanti che fa venire voglia di leggere l’originale, senza sostituirlo.

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