Nonostante il successo di metterci la faccia (“Face”), i nostri scambi di commenti, link, foto e quant’altro si perdono nell’etere di internet. A meno che Facebook non diventi un libro, “Yoursocialbook”.
di Olga Sanese su l'Ottimista del 7/4/2011
È a tutti noto il fenomeno Facebook, il social network più utilizzato e il sito più cliccato dopo Google. Il suo successo cresce ancora: sempre più persone cedono alla tentazione di iscriversi, rincontrare vecchi amici, rimanere in contatto con quelli nuovi e condividere link, foto e commenti. Sull’esempio dei figli, si iscrivono anche i genitori; dopo gli alunni, anche i professori. Persino il Papa ha dato la benedizione papale a Facebook, notando come la virtualità aiuti a rimanere in contatto con persone lontane, anche se resta preferibile il rapporto umano vissuto nella realtà. E la Chiesa si prepara alla GMG di quest’estate attraverso il canale You-cat così come il Ministro dell’Istruzione ha annunciato le materie della maturità su You-tube.
Ma dopo l’exploit, quali sono le novità sul fronte Facebook? Già sotto l’albero di Natale i Re magi portavano doni come I-tunes Gruop-gift, foto e commenti. Alle elementari è arrivato “Net pupils” che permette ai bambini di fare i loro primi passi su Faccialibro attraverso un canale protetto. Adesso c’è anche “The Family-books”, un sito nato per condividere esperienze positive che le famiglie fanno nella società: dal sostegno agli anziani all’aiuto ai disabili, dai consigli sui problemi genitori-figli alle ricette per il pranzo della domenica. Nelle grandi città sono stati organizzati eventi come Social Media Week e non mancano coloro che vedono nei social network una malattia, il mal di Facebook appunto. Ma non finisce qui. Ora Facebook te lo metti anche in tasca con l’abbigliamento high tech: una marca di jeans sta sperimentando processi virtuali tipici del social network per farli diventare reali. In particolare sta ricreando lo scambio dei file che avviene in rete attraverso il contatto dei chip contenuti nei jeans (per cui bisogna per forza incontrarsi): ti “strusci” con un amico e condividi i link.
Dulcis in fundo sta arrivando “Yoursocialbook”: l’incarnazione cartacea dei nostri commenti virtuali in un semplice, classicissimo libro che contiene le strisce dei cambi di stato più interessanti, i commenti degli amici più sentiti e le foto più belle in cui siete stati “taggati” su Facebook. Tocca solo scegliere la grandezza del volume: quello da 50 pagine che racchiude gli ultimi 30 giorni delle vostre attività virtuali oppure quello da 400 pagine per imprimere sulla carta cosa avete fatto da sei mesi ad oggi. Insomma una vostra autobiografia virtuale con la cronistoria delle vostre azioni in rete.
Da tutte queste novità emerge che gli utenti di Facebook non riescono proprio a mandar giù l’amaro boccone del commento – scaccia – commento, cioè non digeriscono il fatto che “pagine della nostra vita” si accavallino così velocemente sullo schermo da dare la sensazione di perdersi nell’etere e che basta un click per cancellare un amico e smarrire per sempre i suoi recapiti. Dunque è facile concludere che se il web è fatto da persone prima che da fili invisibili e se queste chiedono di capire, di conoscere, di rispondere alle domande della vita, la condivisione passa dai file di musica ai sentimenti umani. Si avrà che, come è insito nell’uomo la categoria del tempo che passa, della precarietà delle cose e, al tempo stesso, del desiderio di eternità, l’impalpabile Facebook cederà alle lusinghe dell’intramontabile libro di carta. Esattamente il contrario di ciò che sta accadendo con la digitalizzazione e gli I-PAD. Ancora oggi, infatti, è così forte l’idea della conservazione e della memoria che si prova quasi paura di perdere il nostro presente trascorso su internet. Per salvarlo tutto comunque ci vorrebbe non uno, ma collane di libri, e comunque l’ “opera omnia” della nostra vita virtuale potrà essere pubblicata solo post mortem. Dunque, ai posteri l’ardua sententia.
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