martedì 16 agosto 2011

Lavorare in Molise si può. Se sai come.

di Olga Sanese pubblicato su La Fonte di luglio 2011

Antonello Picciano, 27 anni, ingegnere gestionale alla Fiat di Termoli è uno dei pochi ma ottimi esempi di persone talentuose che tornano in Molise, dopo essersi formati fuori regione.
A 19 anni partì da Campobasso alla volta di Roma, carico di sogni e ambizioni ma, al tempo stesso, con la speranza di tornare. Per questo subito dopo aver ottenuto il massimo dei voti all’università Torvergata nel 2009 ha concentrato le sue ricerche di lavoro prima in Molise e poi altrove (contrariamente alla media regionale) e il titolo di studi conseguito lo ha certamente aiutato.

Dopo qualche mese di ricerca e vari colloqui ti è stato offerta la possibilità di lavorare  un anno presso la DR Motor di Isernia: com’è andata?
È un’azienda giovane che con un’idea vincente è riuscita ad entrare nel complesso e competitivo mercato automobilistico. Lì ho avuto l’opportunità di confrontarmi con gli entusiasmi e le problematicità di una realtà che stava vivendo la fase di start-up.

Poi, circa un anno fa, si è presentata, la grande opportunità di poter sostenere un colloquio a Torino con la Fiat…
Dopo aver passato le selezioni la Fiat mi aveva assegnato allo stabilimento di Foggia, ma poi - che strana la vita! -  mi hanno cambiato la destinazione: dovevo andare a Termoli; iniziavo così a lavorare in Fiat ad un’ora dalla mia città.

Da molisano che cosa vuol dire lavorare in uno stabilimento storico del gruppo Fiat, come quello di Termoli Motori?
Avere in Molise un punto strategico della catena produttiva del gruppo torinese è un’opportunità grandissima per tutto il territorio e l’indotto; e questa consapevolezza accresce il mio senso di responsabilità nel raggiungere sempre  il massimo negli obiettivi professionali, sia per la soddisfazione e la carriera personale sia per continuare ad affermare che Termoli vuole essere un punto fermo e strategico del gruppo Fiat.  

Ma cosa ha voluto dire tornare in Molise nella tua vita privata?
Naturalmente, dopo sei anni trascorsi fuori, mi sono dovuto ambientare di nuovo in una città, che per quanto sentissi mia, non avevo vissuto per molto tempo e nella quale non c’erano più i miei punti di riferimento: gli amici di scuola, di pallavolo, del teatro, dello stadio… Molti di loro sono andati a studiare fuori e  non sono più tornati.

Che cosa si potrebbe fare per tenere in Regione la ricchezza umana che è stata costretta a trasferirsi altrove per trovare lavoro?  
La mancanza di scelte politiche volte a scommettere su queste risorse sta portando la regione ad un’immobilità da cui sarà difficile uscire. Se i migliori sono costretti a rimanere altrove non possono certo contribuire alla crescita della nostra terra. In qualsiasi contesto, però, la creatività, l’entusiasmo e le competenze possono innovare e creare nuove opportunità. Nei miei sogni c’è la speranza che, in un futuro non troppo lontano, i giovani molisani possano tornare nella propria regione senza dover rinunciare ai propri desideri.
E certamente tu sei un esempio positivo di come non sia del tutto impossibile coniugare le aspettative personali e l’opportunità di vivere in Molise.

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