di Olga Sanese su IL MATTINO di Napoli del 12/5/2011
Oggi una classe intera ha disertato scuola per paura del terremoto.Si sono organizzati per una scampagnata aVilla Doria Pamphili.
Ora, facciamo finta di essere nel Medioevo: questa esorcizzazione della morte non è forse alle origini del Decameron di Boccaccio? Anche lì 10 ragazzi lasciarono la città per andarsene in campagna pur di sfuggire alle peste nera del 1348.
Dunque domani che dirò loro, quando torneranno in classe felici di non essere morti?
Probabilmente chiederò loro di raccontarmi 100 novelle...
IL DIRETTORE RISPONDE
Cara Olga, ieri mattina negli uffici romani si è presentato il venti per cento in meno degli impiegati per paura del fantomatico terremoto che, in base ai pronostici di qualche indovino, avrebbe dovuto radere al suolo la Capitale. Per fortuna l’evento non si è verificato e il terrore panico che sembrava spingere migliaia di romani a sospendere le normali attività del quotidiano si è dissolto in una allegra risata.
La scolaresca di cui lei parla si è dunque adeguata al clima da fine mondo che, goliardicamente o meno, si respirava a Roma da settimane. Con rincorse sul web, vaticini di finti esperti e inviti alla ragionevolezza dell’istituto nazionale di Geofisica che ha aperto le sue porte tentando di tranquillizzare i cittadini più eccitati.
In quel 1348, anno della peste che ispirò il Boccaccio, almeno un fatto più che concreto era accaduto. La calamità non era virtuale e la scampagnata era in realtà una fuga per la salvezza, alleviata dai racconti dei protagonisti. Oggi assistiamo alle fiammate virtuali che nascondono solo una gran voglia di evadere, si tratti dell’ufficio come delle ore di lezione. Al suo posto, non me la prenderei con la classe che ha fatto bisboccia ma con tutti quegli adulti che avrebbero dovuto dar l’esempio e invece hanno portato acqua al mulino di Bossi che tuona contro i pigroni della Capitale. Bell’affare.
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