mercoledì 13 luglio 2011

Dalla zampogna alla musica classica, passando per Paolo Fresu

Intervista di Olga Sanese al musicista molisano Mario Evangelista pubblicato su La Fonte di Giugno 2011

“Non ricordo bene quale sia stato il mio primo incontro con la musica. Perchè in realtà è questa la variabile (molto stabile!) che da sempre accompagna la mia esistenza.” Inizia così il racconto del musicologo Mario Evangelista, classe ’84, insegnante di chitarra e critico musicale, nato e cresciuto a Campobasso ma che ora vive a Firenze.
Com’è iniziata la tua “carriera” musicale?
A dodici anni cominciai a giocare con la chitarra, senza sapere cosa fosse. Da lì in poi è stata un’escalation di passione. Nell’adolescenza sono passato all’elettrica e durante il liceo scientifico (fatto – per me - di classici latini, storia e filosofia più che di matematica e fisica) facevo dei mini tour tra Isernia e Campobasso che raggiungevano proporzioni woodstockiane (pubblico escluso).
Ma il grande passo avanti l’hai fatto quando hai deciso di fare di questo hobby una scelta di vita…
Sì, scegliendo di studiare Musicologia all’Università Firenze, dove ho incontrato finalmente la musica classica, soprattutto l’espressionismo tedesco, la Seconda scuola di Vienna e poi le avanguardie post weberniane. La prima cosa che ho portato da Campobasso all’Università è stata la mia chitarra e l’amplificatore, talmente grande da poter essere utilizzato come comodino-libreria. Il ricordo più bello dell’Università sono le lezioni di Armonia del prof. Franco Piperno: in due ore potevamo parlare di tutto, dagli intrecci polifonici di Josquin De Prez alla psichedelia di Aoxomoxoa dei Grateful Dead, fino ai recenti Coldplay (allora era appena uscito il singolo Yellow). Nel frattempo, facendo il pendolare, ho preso lezioni private di chitarra a Roma e poi a Milano con Bebo Ferra, chitarrista del Devil Quartet di Paolo Fresu.
E come te la cavi con la mucica molisana?
Nel 2005 ho deciso di acquistare la mia prima zampogna e di approfondire la musica della mia terra. Da allora tutti i miei amici sanno che ogni Pasquetta o Ferragosto dovranno sopportare un saltarello o una pastorale fuori stagione…
Dopo tanto studio, sei riuscito ad inserirti nel mercato della musica?
Oggi cerco di campare insegnando chitarra privatamente, suonando in giro, scrivendo di musica su riviste specializzate sia di etnomusicologia che di jazz… sperando così di arrivare alla pensione minima di mia nonna! La parte più bella dell’insegnamento è lo scambio reciproco tra allievo e docente, in cui l’esperienza didattica si può trasformare in esperienza di vita. È sconcertante come insegnare sia in realtà una forma insospettabile di studio. Al momento, poi, sto correggendo le bozze di un mio libro sul compositore Sylvano Bussotti che è già atteso da una casa editrice toscana. L’elaborato in realtà è la mia tesi di laurea specialistica.
Prima o poi tornerai in Molise?
Ogni giorno penso ad un mio ritorno in patria e sempre di più ciò mi sembra una follia. Torno sempre volentieri nella mia Terra, le sono affezionato, mi manca quando sono via e, quando cerco tranquillità, penso ai suoi luoghi incontaminati ed alla semplicità delle persone. Purtroppo però credo che i tempi non siano ancora maturi per poter essere musicista e musicologo in regione. Il Molise è un posto eccezionale, il luogo ideale dove nascere e crescere fino alla maturità... ma poi? Spero che vengano tempi migliori in cui cervelli e talenti molisani facciano ritorno nella nostra terra.

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