martedì 10 aprile 2012

INTERVISTA A MASSIMO FINI


di Olga Sanese pubblicato dall'editore Pagine


“Deluso dalle ideologie dominanti, di destra e di sinistra”, come lui stesso si presenta sul sito web, Massimo Fini è un noto intellettuale italiano. Giornalista, scrittore e attore ha analizzato a fondo la nostra epoca asserendo che “il disagio esistenziale si è fatto, nell'Occidente industrializzato, acutissimo in noi tutti, anche se trova sorde le elites politiche e intellettuali che continuano a marciare, col sole in fronte e la verità in tasca, su categorie concettuali, il liberalismo e il marxismo, con tutte le loro declinazioni, vecchie ormai di più di due secoli”. Sono parole del suo “Manifesto contro”: contro il mondo moderno delle tecnologie avanzate, contro le Tecnocrazie al potere, contro il governo mondiale dell’economia. Per tutto questo Fini incarna “Il ribelle dalla A alla Z”, la cui “Voce” passa attraverso il mensile che dirige. Arrivato al giornalismo negli anni Settanta con l’ “Avanti”, è passato poi all’ “Europeo” con la Fallaci e a “Pagina”, giornale in cui si sono formati anche Ernesto Galli della Loggia, Paolo Mieli, Giuliano Ferrara e Pier Luigi Battista. Nel 1982 entra al "Giorno" cominciando una solitaria battaglia contro la partitocrazia e predice il crollo del sistema e la fine del PSI. Ha lavorato anche all’ “Indipendente” di Vittorio Feltri. Attualmente scrive su Il "Fatto Quotidiano" e Il "Gazzettino". Anti-rivoluzionario francese e identitarista di sinistra è autore di numerosissimi saggi, romanzi e di un’opera teatrale intitolata “Cyrano”. In tutta la sua produzione sostiene che “Senz’anima” è il nostro Paese, pieno di un nulla che fa più orrore dello stesso orrore; che “il vizio oscuro dell'occidente” è quella “ricerca inesausta del Bene, anzi del Meglio, che ha creato il meccanismo perfetto e infallibile dell’infelicità” e che “il terrorismo globale non farà che confermare e rafforzare il delirio occidentale dell’unico modello mondiale”, al cui interno “avverrà lo scontro vero, il più drammatico e violento: fra i fautori della modernità e le folle, deluse, frustrate ed esasperate, che avranno smesso di crederci” (Manifesto dell'Antimodernità). 
Per questo “La Destra” ha voluto intervistare Massimo Fini, profeta del tempo che stiamo vivendo.
Che ne pensa dell’attuale situazione in cui versa il nostro Paese, in cui un Monti-Dracula succhia soldi agli italiani?
Monti è l’uomo giusto in un sistema sbagliato. L’uomo giusto perché ci voleva qualcuno che prendesse queste misure. L’errore di Berlusconi è stato di non averle prese lui. Con l’espressione sistema sbagliato, invece, mi riferisco al libero mercato, alla competizione, alla forza del denaro rispetto a tutto il resto. Il modello di sviluppo nato nel XVIII secolo con la Rivoluzione industriale è giunto a fine corsa: non si può più crescere. La “macchina” dell’attuale sistema economico è arrivata davanti a un muro, eppure continua a dare di acceleratore. Per questo, a breve,  fonderà il motore…

Partendo dal suo “Manifesto contro la Democrazia”, in cui sostiene che siamo tutti “Sudditi” in questa finta democrazia fatta di “minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiacciano l’individuo, già frustrato e reso anonimo dal micidiale meccanismo produttivo di cui la stessa democrazia è l’involucro legittimante”, non crede che un governo tecnico formato da persone nominate dall’alto - e, quindi, non elette dai cittadini - metta seriamente a repentaglio la democrazia più di quanto si diceva del governo Berlusconi?
La democrazia è a rischio; e se soccombe è meglio, essendo una finzione sofisticata per la povera gente che le dà consenso. Non è mutato nulla con il cambio di governo. Aveva ragione Kelsen...


Nella sua vasta produzione, Lei ha reinterpretato anche figure dell’antica Roma come Nerone e Catilina. Quest’ultimo è stato visto da Lei come un eroe romano che, alla fine della repubblica, combatteva contro le oligarchie del tempo: gli “optimates”. Secondo Lei oggi c’è qualcuno che si oppone agli attuali poteri forti, pur essendo in minoranza e consapevole di dover soccombere?
No. Non ci sono “Catiline” da nessuna parte, né all’estero né tantomeno in Italia. C’è solo un mondo che si oppone al nostro modello di omologazione ed è quello islamico.

Si riferisce a quello che ha scritto ne “Il Mullah Omar” (Marsilio - 2011), rilettura della guerra in Afghanistan come la lotta dell'uomo contro la macchina in cui il leader dei Talebani che “tiene in scacco il più tecnologico esercito del mondo per il suo sogno: quello di un Afghanistan finalmente unificato e pacificato, lontanissimo dagli stili di vita dell'Occidente” e da quello “sterco del demonio”, il denaro, che crede di poter tutto comprare e corrompere, anche i valori, per difendere i quali i giovani Talebani sono disposti a morire?
Certo. I Talebani, relativamente al loro paese, rappresentano la reazione all’Occidente, il ribellarsi all’occupazione straniera. C’era anche l’Africa nera, ma è stata distrutta dall’Occidente e con questo termine oggi s’intende anche Russia e Cina. Quest’ultima si è ormai impadronita dell’africa nera…

Un’ultima domanda sull’informazione. Lei ha scritto un romanzo, “Il dio Thot” (Marsilio - 2009), in cui si scaglia contro quell’informazione, che si avvita su se stessa, megafono del nulla” perchè “quel poco di realtà che c'è ancora è ignorata dai media e quindi non esiste. (…) Il distacco tra virtuale e reale è ormai completo e non potrà che implodere su se stesso”. È ancora di questa opinione?
L’informazione crea illusioni. D’altronde è sempre stato così. I primi giornali di carta stampata francesi e tedeschi sono nati al servizio del potere. E oggi non è diverso: i soliti sono a capo di oligarchie mediatiche. Uno spiraglio viene da internet ma, anche qui purtroppo, manca una seria verifica.

Montanelli diceva “Ha le mani pulite. Non rispetta le regole. Non sta al gioco” perché  Fini è un vero “conformista” nella misura in cui la Sinistra è una finta anticonformista. “Gliela faranno pagare calando su di lui una coltre di silenzio”…

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