martedì 8 febbraio 2011

“Babosa Laboratory”: due sorelle e un’idea vincente. Un piccolo laboratorio sperimentale che ama le chiocciole, i colori e il riciclo

di Olga Sanese su L'Otimista del 3/2/2011

Una storia che vale la pena raccontare è quella di due sorelle, Francesca e Serena, che da un po’ avevano in testa l’idea di mettere su un’attività creativa e originale. Erano anni che la ventiseienne Francesca, la più giovane si fabbricava orecchini, braccialetti e collanine per uso e consumo personale e che Serena, di sette anni più grande, voleva svolgere attività completamente diverse da quelle che la “tartassano” nell’ufficio commerciale in cui lavora.
Così le due artefici del “misfatto”, accomunate solo dal loro desiderio di cucire, assemblare e rovistare tra le cose che non si usano più, hanno deciso di mettere, come si suol dire, le mani in pasta. In effetti, non avendo un vero e proprio laboratorio - nonostante il nome stesso della loro attività sia Babosa Laboratory - è bastato un tavolo e una stanza abbastanza luminosa per accendere l’immaginazione; anche se, per la madre delle due intraprendenti ragazze, questo tsunami di gomma, stoffa, calze, forbici, bottoni e quant’altro viene utilizzato nella loro sala da pranzo per creare oggetti, ha un significato ben differente.
Il nome babosa, in spagnolo, significa “lumaca” ed indica esattamente la parte senza guscio (anche se nel logo compare comunque la classica “chiocciola”, la cosiddetta caracol). D’altronde, tra i loro lavori,  di gusci ce ne sono una marea e alla lumachina “senza tetto” non resta che sceglierne uno! Gli oggetti creati dalle due sorelle (orecchini, cornicette, portafogli, bracciali, collane e tutto ciò che – come recita il loro motto – “si indossa, si intasca e si incornicia”) sono realizzati con gomma, lycra, plastica, stoffa, metallo e ciò che serve per ottenere qualcosa di insolito: lo scopo è proprio quello di riutilizzare materiali non riciclabili e dare loro una nuova vita. Infatti, come afferma Francesca, “pensiamo che le cose abbiano anche altre ‘anime’, non solo quelle per cui sono stati create. Ad esempio, sono sempre stata attirata dai guanti di gomma che si usano per lavare i piatti perché sono così colorati e resistenti che è uno spreco buttarli; così ci siamo chieste se i guanti non “volessero” fare altro nella loro vita che stare tutto il tempo a mollo in acqua e sapone a strofinare panni o lavare bicchieri. Ebbene, noi diamo loro la possibilità di essere qualcos’altro! Filosofia animista a parte, basta tagliare, cucire e assemblare le cose in modo diverso per far sì che ci appaiano come trasformate. Poi aggiungi qualche goccia di colla a caldo, a volte di quella per stoffa, a seconda del materiale, e il gioco è fatto!”. 
Francesca e Serena sono già al quarto mercatino che organizzano in pub o centri commerciali dove espongono i loro prodotti creativi, riscuotendo molto successo. Come quando hanno partecipato al mercatino del baratto presso il circolo Belleville di Roma, in cui hanno potuto scambiare, vendere e comprare le proprie creazioni, oggetti, vestiti ed accessori usati di qualsiasi tipo, all’interno del coloratissimo spazio del locale; il tutto accompagnato da bella musica e da un buon drink. L’intento è stato proprio quello di dare spazio alla creatività emergente degli artigiani, all’esposizione di oggettistica particolare e di fantasiose manifatture, di privilegiare il riciclo a scapito del consumismo, di dare ad ognuno la possibilità di disfarsi di ciò che non usa più, liberando gli armadi per qualcosa di nuovo e originale.
Insomma le due sorelle ce la mettono tutta, tanto che, all’inizio, avevano in cantiere l’idea di aprire un piccolo rincon tutto loro; tuttavia la più piccola delle due viaggia un po’ troppo per creare qualcosa di stabile. L’anno scorso, per esempio, è fuggita in Francia per un’intera stagione, una volta per raccogliere le albicocche e un’altra per l’uva da vino, mentre ora lavora in un famosissimo negozio di giocattoli del centro. Dunque, nonostante ognuna delle due abbia il proprio lavoro e altri interessi personali, il Babosa Laboratory, in un certo senso, le unisce. E poi la manualità e il “fai da te” sono un po’ le leggi per svagarsi e rilassarsi e uscire da quella “massificazione” generale che ci circonda, oltre ad essere una valvola di sfogo per lo stress e i cattivi pensieri.
Per qualsiasi domanda, richiesta o semplice curiosità, potete contattarle all’indirizzo mail bablab44@hotmail.it. Vi risponderanno alla velocità della luce… al contrario delle loro amiche lumache!

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