mercoledì 23 marzo 2011

IO NON TOLGO IL DISTURBO (e neanche la Mastrocola)

Gli italiani sono divisi su tutto? C’è una cosa, invece, su cui sono tutti d’accordo: da destra a sinistra, sia laici che cattolici, giornali e tv. Si tratta delle sante parole racchiuse nel libro della Prof.ssa Paola MaStrocola Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare.
Dopo un accenno su Il Sole 24 ore, inizia il successo pubblico con un’intervista-doppia su L’Unità e Avvenire nello stesso giorno (il 17 febbraio), poi si scatena la raffica di tutti gli altri giornali: da  La Repubblica al pezzo di Giorgio Israel, auctoritas per Il Giornale, mentre il Corriere della Sera apre addirittura un dibattito (circa due pezzi) in cui interviene Cesare Segre; e  poi ancora Avvenire, La Stampa (Tuttolibri), Il Riformista, Il Foglio, Il Tempo, Il sussidiario.net e il free-press Metro. Chissà quanti altri avranno scritto su questa fortunatissima Prof. che è stata anche ospite, in prima serata su Rai Tre, da Fabio Fazio a Che Tempo che fa, nonostante la casa editrice si chiami solo Guanda.
Una risonanza a tutto tondo, dunque, per un libro che racconta in che condizioni è ridotta la scuola italiana di oggi e che cerca di ripercorrerne le tappe per spiegare come si è arrivati a questo punto e come bisogna uscirne. La risposta è sarcastica (Togliamo il disturbo), immaginando che a dirlo sia un Consiglio di classe nei confronti dei propri alunni ai quali si dà la libertà di scegliere se studiare o meno. La stessa risposta era stata data l’anno scorso dal libro Contro a letteratura (titolo altrettanto sarcastico) di Davide Rondoni, il quel propone tuttora di rendere facoltativo alle superiori (dopo averlo proposto bene precedentemente) un percorso di lettura, lasciando nel programma di storia alcuni elementi di storia della letteratura. Ancora prima Antonella Landi ha scritto il libro Tutta colpa dei genitori, per sottolineare che l’emergenza educativa sia una spiegazione di quella scolastica.
Recentissimi, poi, si sono levati su tutti i giornali i vari Inni alla scuola pubblica, anche da parte di gestori privati e della Chiesa, conseguentemente alle note affermazioni su tale argomento del Presidente del Consiglio. Tutti sono d’accordo, dunque, che bisogna ripartire dalla scuola, dalla cultura, dall’educazione per rimettere in moto l’Italia. Sì, tutti. Tranne uno.

1 commento:

  1. quanto è vero.
    Il punto è che si dovrebbe ripartire dal concetto di cultura, perché ci siamo così allontanati dalla pratica da dimenticarne anche la teoria e ora si pone il problema in modo quasi metafisico: cosa si intende per cultura?
    Ognuno rivendica la propria. Cultura di destra, cultura di sinistra, cultura liberale, libertà culturale...
    Vuote rivendicazioni.
    Costellazioni di ignoranza e nebulose di nozionismo, qua e là: ecco il nostro universo culturale.
    Mancano gli elementi principali di nascita e sviluppo: la curiosità, la passione, il senso umano, dunque quello umanistico.

    'notte.

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