lunedì 16 gennaio 2012

Il nuovo Efesto alle pendici dell’Etna

di Olga Sanese pubblicato su MAG MAGAZINE di dicembre-gennaio 2012

Avete presente quelli che con le lattine di Coca- cola fanno modellini di macchine e aerei e le vendono sulle bancarelle? Bè, moltiplicate quelle impresucce in modo esponenziale, aggiungete l’estro di un artista serio e avrete in mano un’opera di Stefano Cimbali che, come il mitologico Efesto, forgia le sue opere con pezzi e arnesi presi da altri oggetti, riciclandoli in maniera originale. Come un Demiurgo plasma forme nuove, ma non in base a un mondo delle idee platoniche, bensì direttamente dal nostro ambiente,  fatto di immagini incarnate negli oggetti che ci circondano.
Nativo di Vittoria (RG), classe 80, il suo curriculum vanta numerosissime esperienze artistiche dal 2002, mostre e premi dal 2006, tra le quali si segnalano: l’Esposizione assemblea World Dance Alliance Europe intitolata “Is it only Dance?” tenuta a Taranto; la realizzazione di pitture murali presso la Ludoteca del Reparto Pediatria dell’Osp. Guzzardi della sua città natale da febbraio a marzo 2007, periodo in cui ha partecipato anche al “Primo Congresso Planetario Futurista” dal titolo “Il colore del calore” presso l’Enoteca “Sud Est” di Scoglitti (RG). A maggio scorso ha tenuto la Personale “L’arte cerca la gente" in via Roma a Ragusa e quest’estate la collettiva di pittura, fotografia, teatro, live music, nota con il nome “Notti al Castello – arte e incanto”, al Castello di Donnafugata (RG).

Per saperne di più su questo artista “poliforme” Mag ha intervistato Sergio Cimbali.

Da dove nasce questo modo originale di fare arte?

Ho iniziato a misurarmi con questo tipo di esperienza quando ho scoperto che le forme classiche non mi bastavano più e non mi dicevano nulla di nuovo. Così, complice il fatto che lavoro in un’officina che produce capannoni industriali dove ho a che fare con il ferro, ho cominciato a scomporre le forme standard delle cose e le ho ricomposte  nel tempo libero, nei weekend o nelle notti in cui mi veniva l’ispirazione. 

Questo modo di pensare l’arte ricorda un po’ Pablo Ricasso. Infatti se volgiamo il nostro sguardo verso il tuo “Contrabbasso” sovviene sicuramente alla nostra memoria quella “chitarra ritagliata da un cartone piegato agli estremi, con le corde tese, pronta per suonare un flamenco”, così come la dipinse il pittore spagnolo. Certo a quei tempi non si pensava a reciclare…
A te chi ha ispirato questo metodo?

Le mie opere sono frutto di sperimentazioni personali. Tuttavia il critico d’arte Rosario Sprovieri che si è imbattuto nei miei lavori ha affermato che “La poetica della ri-creazione ha radici ricche di contaminazioni, che si sono nutrite e sviluppate per oltre cinquant’anni. Nel primo periodo post bellico le creazioni artistiche vennero realizzate con ammassi di spazzatura, scarti, rottami e cianfrusaglie. Pittori e scultori plasmavano le materie e riproponevano le loro creazioni, in nuove forme, animate o assemblate. Le opere nuove non erano più frutto esclusivo dei colori, della tavolozza e dei pennelli, ma vere e proprie rigenerazioni affidate a tecniche assolutamente diverse: assemblaggi, collage e installazioni. Oggi gli artisti riescono a sfruttare le potenzialità espressive di oggetti e dei frammenti abbandonati dalla società che li circondano. Quella che nasce e’ una vera e propria arte dei detriti.”

Il tuo critico dice anche che la poetica del ri-creare proposta da te è intimamente legata anche alle ineludibili esigenze ecologiche del nostro tempo, ma soprattutto alla storia e al territorio isolano. Anche l’arte, dunque, deve dare l’esempio a tutti, anzi, dovrebbe essere la prima a salvaguardare le bellezze del creato che si propone di rappresentare e rendere eterne?

L’arte è ancora uno dei modi migliori per ingannare il consumismo sfrenato della civiltà dei giorni nostri. Per questo le opere d’arte, nate da cose o da materie oggetto di riciclaggio, attraverso le manipolazioni dell’artista, sono in grado di farci riflettere sul valore dell’oggetto che tocchiamo e ancora di più sul nuovo valore acquisito dall’opera neo-nata.


Ma Cimbali non tratta solo tematiche socio-ambientali. Dalle sue opere traspare anche un forte sentimento religioso come si può notare guardando il suo “Cristo”. D’altronde, come diceva Rainer Maria Rilke, “chi sa evocare la bellezza nella povertà, è un poeta” e il nostro Efesto, attraverso la “povertà” del riciclaggio e il dono della manualità, ha dimostrato e continua a farlo tutta la sua “ricchezza” artistica ed espressiva. Anche perché sin dall’impressionismo l’arte non è più né la copia né la fotografia della realtà: oggi è quest’ultima che, debitamente riaggregata e rinnovata, rappresenta l’arte contemporanea.

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