venerdì 6 gennaio 2012

il problema non è se i classici sono attuali, ma se lo siamo noi rispetto a loro (Pontiggia)


di Olga Sanese

pubblicato su www.filnoir.net/2011/12/de-consolatione-litterarum.html
Dimmi e io dimentico; mostrami e io ricordo, coinvolgimi e io imparo" (Romano Guardini).
Con questa mia breve “riflessione-intervista”, mi è stato chiesto di testimoniare che seguire le proprie passioni e inclinazioni naturali porti, non solo, alla propria realizzazione personale, ma anche al successo, in barba a tutti coloro che dicono che la facoltà di Lettere sforni solo disoccupati.

Una laurea in lettere antiche, come quella che ho conseguito, ha sempre suonato alle orecchie di chiunque incontrassi peggio di avere semplicemente “una laurea in lettere”. Questa fa figo, quella  (s)figa(to). Per l’opinione comune, infatti, chi si laurea in lettere moderne, nel corso di studi, si è anche divertito; chi si laurea in latino e greco, invece, non solo ha fatto una facoltà inutile, ma ha anche dovuto sgobbare.

Io ho iniziato ad insegnare a 24 anni, due mesi dopo la laurea (raggiunta in 4 anni e mezzo, invece che in 5…dato che ero molto “affamata”), nonostante la mancanza dell’abilitazione dovuta alla chiusura delle SSIS. Poi, dall’anno scorso, ho affiancato al mio primo lavoro la passione giornalistica e la creazione di un blog chiamato “Locus amoenus” in cui, attraverso i post, cerco di far intravedere sprazzi di letteratura nella più prosaica quotidianità. Altro che crisi, altro che “bamboccioni” e gioventù bruciata. La mia vita, finora, è stata la prova lampante di come ancora oggi “homo faber suae fortunae est” (l’uomo è artefice del proprio destino).

E veniamo al tema dell’inutilità delle materie umanistiche nell’era contemporanea. Suona desueto dire che a scuola parlo ancora di papiri e pergamene ai miei alunni che hanno l’I-Phone o – se sono di famiglie facoltose – l’I-Pad, eppure lo stesso “Steve Jobs è diventato famoso, non perchè ha inventato oggetti nuovi (hardware) ma perchè ha creato nuovi programmi (software). Questo spiega che anche nel mondo delle tecnologie l'avvenire è di chi sappia ragionare. E chi compie degli studi classici avrà una mente molto più allenata per farlo”, come ha detto Umberto Eco su L'Espresso del 25/11/2011.E’ solo studiando il passato, infatti, che scopriremo come, ancora oggi, l’uomo ha la stessa fame di conoscenza, lo stesso anelito all’infinito, gli stessi sentimenti di amore e dolore che avevano gli uomini dell’avanti Cristo perché, nonostante il trascorrere del tempo, l’essere umano rimane “misterioso” nella sua unicità e originalità all’interno del cosmo. Questo, dunque, è il fine dell’istruzione secondo la scrittrice Paola Mastrocola: La scuola deve essere utile alla formazione di uomini. Preparare lavoratori senz’anima significa solo preparare dei servi”. E sono proprio questi “schiavi” che la fan da “padroni” oggi e che ci hanno fatto sprofondare nella crisi da cui ora faticosamente cerchiamo di riemergere.

Concludo rispondendo a chi mi chiede se mi sono pentita di aver fatto Lettere, invece che Ingegneria o Medicina. No. Ma di una cosa sì che mi pento, proprio ora che sono Prof. (e che rientro nel 2% degli insegnanti che abbiano meno di trent’anni): di non essere stata “letterata” dal primo istante della mia vita, di aver trascurato le mie passioni per lasciar spazio ai compiti di scuola, a materie (biologia, chimica e scienze della terra  innanzitutto!)  che non avevano nulla a che vedere con la mia vocazione, e di non aver coltivato il giornalismo sin dall’elementari perché pensavo ci volesse la “raccomandazione”. Ecco, di questo mi pento: di non aver creduto in me quanto ora chi mi circonda fa con affetto.


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