lunedì 24 gennaio 2011

INVERTIRE IL DOVERE CON IL MERITO E’ CIO’ CHE LA SCUOLA DEVE EVITARE

In questi giorni si sente parlare di studenti che vengono economicamente premiati per i loro meriti scolastici. C’è chi plaude a questa iniziativa dicendo che finalmente si fa qualcosa per mettere la basi a una società meritocratica. Tuttavia ci si dimentica che, per ogni ragazzo che frequenta la scuola, studiare è un dovere, non un merito. I ragazzi, infatti, vanno a scuola per imparare e per crescere che è la vera “retribuzione” al “lavoro” che svolgono quotidianamente.
Inoltre bisogna analizzare un po’ più approfonditamente la questione perché  dare un “corrispettivo” ai ragazzi che fanno il loro dovere potrebbe avere l’effetto opposto e risultare addirittura diseducativo; con ciò non solo si mercificherebbe il sapere – cosa che già Socrate rimproverava ai sofisti- ma si insegnerebbe ai giovani che nella vita di tutti i giorni vale la pena impegnarsi solo per un interesse economico e, quindi, a non fare mai “niente per niente”; e non finisce qui se si pensa che i ragazzi potrebbero essere traumatizzati ancora di più dal fatto che, una volta cresciuti, non appena cercheranno un’occupazione nell’attuale mondo del lavoro, potrebbero trovarsi a dover lavorare per uno stipendio da stage. Allora sì che capiranno in quale società meritocratica stanno vivendo! Infatti che mondo è quello in cui non sono passione e desiderio a mettere in moto l’uomo, ma il denaro (a volte anche pochi spiccioli)? Se non ci fosse la bellezza della gratuità a muovere il nostro cuore scomparirebbero quelle – stavolta sì – meritevoli e numerose attività, fra le quali primeggia il volontariato, che vengono svolte solo e soltanto  per amore verso il prossimo; né per dovere né per soldi ma solo per cercare di lasciare il mondo un po’ meglio di come l’abbiano trovato, parafrasando Baden Powell.
 Una volta lo studente che si impegnava più degli altri a scuola riceveva “un premio” che lo avrebbe fatto sentire davvero realizzato (altro che i 150 € promessi allo studente modello di oggi che non valgono nemmeno una play station!): viveva in un mondo che gli dava la possibilità di fare il lavoro che aveva sempre sognato e per il quale aveva studiato. Oggi, invece, la società non lo permette più: i dati sulla disoccupazione giovanile e in particolari su coloro che né studiano né lavorano parlano chiaro, e non sarà un premio di buon andamento scolastico a risolvere la questione. Infatti è noto a tutti che, vuoi per pressanti ed estemporanee esigenze occupazionali, vuoi per altrettanto pressanti “segnalazioni”, i criteri meritocratici non riescono quasi mai ad avere la meglio. Quindi, ancora una volta la nostra società inverte e sovverte i valori, facendo passare per merito il proprio dovere delle giovani generazioni che, impegnandosi nello studio, vorrebbero farsi strada con i propri mezzi nel cammino della vita.

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