giovedì 20 gennaio 2011

Se L’Aquila rinasce da un Canto di Dante o da un teorema di Euclide

La straordinaria esperienza di due giovani insegnanti romani, impegnati una volta al mese presso la “Città dei ragazzi”

di Olga Sanese su L'OTTIMISTA

Daniele e Luigi sono due professori romani, rispettivamente di lettere e di matematica, non ancora trentenni, che una volta la mese, finite le lezioni mattutine, si mettono al volante e si recano all’Aquila per trascorrervi il loro pomeriggio libero. A questo punto, vi chiederete perchè.
Tutto è cominciato nell’estate 2009 quando, all’indomani del terremoto, l’associazione di insegnanti e di innovazione scolastica Diesse ha avuto l’idea di creare nei pressi dell’Aquila “La Città dei Ragazzi” affinché, accanto alla ricostruzione materiale dei luoghi colpiti dal terremoto, ci fosse anche una ricostruzione morale, a cominciare dalla riscoperta della bellezza e della gioia di vivere. A ospitare “La Città dei ragazzi” è la località Sant’Elia dove sono stati installati diversi container di grandi dimensioni, sistemati in modo da offrire
degli ampi spazi interni, vivibili e ben attrezzati. L’unico grande ambiente centrale viene suddiviso in zone di competenza: da una parte i più piccoli (alunni di scuola media), dall’altra i più grandi (scuole superiori, ma anche universitari).
La scorsa estate alcune famiglie aquilane, che l’anno precedente avevano portato i propri figli alla “Città dei Ragazzi”, hanno voluto continuare quell’esperienza, chiedendo la disponibilità e il contributo di insegnanti provenienti da tutta Italia. A questo punto entrano in gioco Luigi e Daniele che, non limitandosi ad un impegno estivo, hanno scelto di continuare la loro avventura, recandosi all’Aquila una volta al mese per tutto l’anno, indipendentemente dalla stagione, dai doveri scolastici e dagli sforzi che tale impegno richiede. Per loro, dunque, non si è trattato di una fugace esperienza estiva, ma di un voler andare avanti per arrivare a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono stati anche solo sfiorati dalla bellezza intravista. E se qualcuno prova a chiedere a Luigi e Daniele se sapevano fin dall’inizio cosa sarebbe stato di quella “vacanza”, rispondono: “Noi siamo andati all’Aquila pensando in realtà di dover soltanto far studiare due o tre ore al giorno dei ragazzi delle superiori; dopo poco tempo ci siamo invece ritrovati con bambini e ragazzi di tutte le età, dalle elementari al liceo: abbiamo allora capito che la richiesta che ci veniva fatta era una condivisione totale di quell’esperienza e, in effetti, il dare tutto noi stessi è stato il nostro più grande guadagno. Poi non dimenticheremo mai le corse ‘a ciccicollo’ con alcuni nostri piccoli amici, né la gratitudine (spesso immeritata ma mai scontata!) che i genitori hanno avuto (e hanno tuttora) nei nostri confronti, come anche l’amicizia nata con gli altri volontari accorsi lì con noi”. Ma è un normale volontariato o è qualcosa di più? “È proprio un modo per condividere il tempo con questi amici (sono ormai tali); un tempo utile per il bisogno dei ragazzi di studiare, ma anche per noi insegnanti, che vediamo accadere ogni volta piccoli miracoli”.
Dunque dal grande evento della “Città dei ragazzi” aquilani, nasce il desiderio di questi due giovani insegnanti di voler continuare il loro personale aiuto alla ricostruzione, attraverso lo studio, per dimostrare che la vita prosegue anche d’inverno e, soprattutto, quando si spengono i riflettori di giornali e TV. Così non si dimentica L’Aquila. Perché L’Aquila non dimentica.

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