giovedì 3 marzo 2011

La contagiosa moda DESIGUAL

di Olga Sanese su L'Ottimista del 24 febbraio

Da circa un anno questa marca made in Spain sta travolgendo la moda italiana: un fenomeno  paragonabile a ciò che è stato Facebook per internet

C’è un gigante stendi-panni aereo nel negozio Desigual di Madrid; dal cielo del centro commerciale pendono sulle nostre teste vestiti coloratissimi come fossero tanti arcobaleni. A questo punto basta solo scegliere se prendere il capo sobrio a tinta unica (e ci si accorgerà che anche l’abito più classico nasconde una sua carta segreta) o un più tipico vestito “disuguale”,  ineguagliabile per le forme particolari, gli strani accostamenti dei colori, i colpi di luce e l’effetto visivo globale. Tocca solo decidere una tonalità per lo sfondo e, poi, ci pensa il marchio spagnolo alle morbide sfumature.
I vestiti Desigual, infatti, sono capaci di trasformare i passanti in macchie di colore paragonabili a quelle presenti nei più bei quadri dipinti da Gauguin; se si guardano da vicino, gli abiti presentano volti indiani, nepalesi o indonesiani, immersi in tinte calde e piene di luce, così come apparivano nelle tele del famoso pittore dell’Ottocento.
Ma chi è il genio che sta rivoluzionando la nostra moda? È un giovane ragazzo di 20 anni, Thomas Meyer, di origine svizzera, che ha creato questo marchio a Barcellona. Un vero talento come lo è stato l’inventore di Facebook Mark Zuckerberg, di pochi anni più grande. E infatti il successo di Desigual va di pari passo con la sua visibilità sul più famoso social network poichè la sua diffusione dipende anche dal grandissimo impatto che ha in rete. Su Facebook infatti, è possibile “vestire” virtualmente Desigual, guardando le nuove collezioni, commentando le foto di chi indossa quei vestiti, venendo a conoscenza di dove e quando si svolgono presentazioni ed eventi organizzati dal marchio spagnolo, condividendo abbinamenti e accessori. Insomma si potrebbe dire che Desigual è una moda anche mediatica.
Poi con i vestiti “disuguali” ognuno è diverso dall’altro: uno dei cavalli di battaglia di questa marca, infatti, è creare modelli sempre differenti gli uni dagli altri, per cui è quasi impossibile trovare una persona con la nostra stessa maglietta.
A questo punto una domanda sorge spontanea: ma perché le persone – e in particolare le ragazzine che vestono Desigual – sentono il bisogno di essere tanto diverse dagli altri? Sicuramente indossare abiti molto colorati aiuta ad apparire, ma essere diversi dagli altri, attraverso i vestiti, è anche un modo un po’ pirandelliano per recitare varie “parti” di quella commedia/tragedia che è la nostra vita. Abiti “disuguali” aiutano molto ad esprimere quelle “personalità infinite e mutevoli”  di cui parla proprio Pirandello, pensando erroneamente che l’abito possa mascherare o esonerare dalla responsabilità delle nostre azioni. È sicuramente bello cambiare look ma bisogna stare attenti ad evitare che la moda diventi una fissazione tale per cui, finendo in file interminabili verso gli outlet, dedichiamo meno tempo alle cose essenziali: dal fare i compiti al tenere vivi i rapporti con familiari e gli amici.
Perché dunque ostinarsi a essere diversi attraverso i vestiti? Spesso, cercando di essere alternativi a tutti i costi finiamo per assomigliare molto più a tutti che a noi stessi; in realtà la nostra originalità deriva da quel “codice” che chi ci ha creati ha iscritto nel nostro cuore e che ci rende “unici”.
L’invito è dunque quello di essere “disuguali” non solo esteriormente ma anche con le nostre azioni e con le nostre parole per poter riscoprire la nostra peculiarità interiore. Questo sì che è il vero anticonformismo che non passa mai di moda.

1 commento:

  1. hai scritto un articolo su desigual??
    wow. ora ho mal di testa, non riesco più a leggere, tantomeno al pc. domani dovrò tornarci assolutamente: io odio desigual!!
    buonanotte, stavolta davvero

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